Non è Un Paese per Vecchi

“Toglimi una curiosità! Se le regole che hai seguito ti hanno portato sino a questo punto, a che servivano quelle regole?”

Nel Texas più spietato tre loschi individui lottano per accaparrarsi una valigetta contenente la classica vagonata di verdoni.

Il primo è un serial killer folle e disumano, il secondo un professionista ingaggiato dalla malavita per fermarlo.

C’è poi Llewelyn Moss, il protagonista, un duro finito per caso in storie che non gli competono.

A contorno un vecchio sceriffo, vera anima del film, ormai stanco della crudeltà del mondo. Sarà lui attraverso riflessioni sulle differenze generazionali, sulla vecchiaia e sul bene e il male a dare al thriller una chiave di lettura più profonda.

I personaggi sono delineati in maniera perfetta, ma solo dal punto di vista caratteriale.

La loro essenza è percepita immediatamente dallo spettatore, ma restano alcuni spazi vuoti nelle loro storie, in tendenza con un film che lascia più di una domanda in sospeso.

I quattro creano un climax dal più spietato al più umano sul quale il regista gioca molto.

Tra di loro c’è un netto scalino che fa si che anche tra i personaggi più affini ci sia comunque un abisso sia in termini ideologici che pratici.

Le azioni del killer in particolar modo si contrappongono alle riflessioni del vecchio sceriffo.

Lui stesso (lo sceriffo) in una scena iniziale suggerisce: «Ha visto quello che ho visto io, e a me ha fatto impressione».

La reazione evidentemente è stata diversa e ha portato alla costruzione di due profili psicologici opposti ma derivati dal solito male. E’ come se fossero due facce della stessa medaglia.

Il tono del film è tetro e frenetico, alleggerito dalla cruda bontà dello sceriffo e dai numerosi siparietti col suo vice, del quale si fa bonariamente beffa.

La trama, semplice e addirittura scarna in alcuni passaggi, e la colonna sonora assente esaltano la superba fotografia e la potenza dei dialoghi, spesso ermetici e senza una particolare logica, ma sicuramente d’impatto.

L’ambientazione, nel deserto prima, e sul confine col Messico poi, e la penuria di personaggi secondari non fanno altro che andare in questa direzione e aggiungere ulteriore pathos all’opera.

Il prodotto finale è un film di estetica pura nel quale a farla da padrone sono le squisite interpretazioni degli attori come dimostra l’oscar a Javier Bardem.

 

Amedeo Sebastiani