La Spagna vara una legge che sanziona con una pena fino a sei anni di carcere chi favorisce lo scambio di file pirata anche attraverso la mera indicazione di link.
È vero che il Codice Penale Spagnolo prevede che ciò avvenga solo se vi è stato un lucro e se non si tratta di un link occasionale ma se vi è stata una scelta ed una selezione finalizzata a favorire l’illecito, ma rappresenta sicuramente un segnale forte della direzione che si vuole prendere.
Le major vogliono combattere la pirateria ad ogni costo in un momento come questo in cui i download sono in crescita esponenziale: solo in Spagna lo scorso anno sono aumentati del 41% .
Si tratta di una valanga di accessi e di file scaricati a cui si cerca di opporsi inasprendo le sanzioni ma è davvero un fenomeno che si può arrestare? Il rispetto del diritto d’autore è sacrosanto ma forse si potrebbe inventare una qualche soluzione alternativa più gratificante e più soddisfacente per tutti.
Secondo uno studio dell’Information Society Unit di Siviglia della Commissione Europea non tutto il male viene per nuocere. Se è vero che italiani e spagnoli sembrano essere i maggiori scaricatori di musica illegale, è risultato tuttavia che all’aumento del 10% dei download pirata corrisponde un aumento del 2% delle vendite nel mercato legale.
Già molti anni fa altri studi avevano evidenziato come il fenomeno del downloading illegale poteva riservare interessanti sorprese e nuove prospettive di mercato se studiato e sfruttato adeguatamente.
I vecchi modelli non possono più sostenersi ed il diritto d’autore deve trovare la sua nuova dimensione. L’inasprimento delle pene non è probabilmente la scelta giusta anche perché la collettività non percepisce la gravità dell’illecito e quindi non può tollerare la sanzione.
Del resto ciò di cui si lamentano le major è che ci sono siti che dai link a materiale pirata traggono un enorme profitto. Una riflessione su questo profitto potrebbe essere molto più proficua di tanta galera.