Con decisione del 12/06/2023, l’Autorità Garante Svedese ha definito il procedimento instaurato più di 4 anni prima contro Spotify AB, comminando una sanzione di 5 milioni di euro per violazione del diritto di accesso ai dati personali degli utenti.
Il reclamo di Noyb e l’azione contro il Garante Svedese (IMY)
Noyb è un’organizzazione no-profit guidata dall’attivista Max Schrems, che si occupa di tutela della privacy e dei diritti digitali su scala europea.
Nel gennaio del 2019 Noyb aveva presentato un reclamo al Garante Privacy Austriaco contro Spotify, sostenendo che la piattaforma di musica streaming non consentisse agli utenti di avere facilmente accesso ai propri dati personali. Dato che Spotify ha sede in Svezia, il caso era stato trasmesso al Garante Privacy Svedese (IMY).
A giugno 2022 l’IMY non si era ancora pronunciata sul reclamo e, in seguito ai solleciti di Noyb, si era limitata a rispondere che quest’ultima non era parte del procedimento. A quel punto, Noyb ha denunciato l’inerzia del Garante all’Autorità giudiziaria e attualmente è ancora pendente la causa di fronte alla Supreme Administrative Court svedese.
La pronuncia dell’IMY
Mentre il procedimento contro IMY è ancora in corso, quello contro Spotify è stato finalmente definito.
Infatti, il 12/06/2023 il Garante Svedese ha riconosciuto che Spotify ha violato il diritto di accesso ai dati personali degli utenti, garantito dall’art. 15 del GDPR. In particolare, si è chiarito che il diritto di accesso non è limitato al diritto di ottenere una copia dei dati personali trattati, ma include anche il diritto degli utenti di ottenere tutte le informazioni relative alle modalità con cui i dati sono stati acquisiti, ai soggetti a cui vengono comunicati dati e ai dettagli sui trasferimenti transfrontalieri.
Nel caso di Spotify, invece, la piattaforma aveva dato accesso soltanto ad alcuni dati personali, omettendo tutte le altre informazioni. Per questo motivo, è stata inflitta una sanzione di 5 milioni di euro.
Attraverso il proprio legale, Noyb si è detta soddisfatta della pronuncia dell’IMY, aggiungendo tuttavia che “per ottenere la decisione sono stati necessari più di quattro anni e una causa contro l’IMY. L’Autorità Svedese deve assolutamente velocizzare le sue procedure”.
Ilaria Feriti