Il 1 Aprile 2013 la Suprema Corte dell’India ha rigettato il ricorso presentato da Novartis contro la decisione dell’ufficio brevetti indiano di non concedere la domanda di brevetto relativa ad una forma particolare di un farmaco oncologico noto come Glivec.
Il Glivec è considerato un farmaco eccezionale, frutto di una lunga ricerca e sperimentazione costata milioni di euro che ha dato i suoi risultati. È un farmaco non solo efficace ma anche meno dannoso di altri con un solo difetto: il costo molto elevato.
Terminato il periodo di tutela del primo brevetto l’industria indiana ha cominciato a produrre il farmaco in proprio vendendolo ad un prezzo di gran lunga inferiore a quello del farmaco originale. La Novartis intanto aveva depositato una nuova domanda di brevetto per una versione migliorata del Glivec che, se accolta, le avrebbe garantito altri venti anni di esclusiva.
La Sezione 3(d) del Patents Act indiano del 1970 prevede però che non è un’invenzione «la mera scoperta di una nuova forma di una sostanza nota da cui non risulta alcun miglioramento dell’efficacia nota di quella sostanza […]». Sulla base di questa norma la Suprema Corte ha rigettato il brevetto di Novartis in quanto la nuova forma del farmaco non riguardava l’efficacacia terapeutica, già garantita dal primo brevetto, per cui i miglioramenti erano del tutto secondari e non meritevoli di protezione.
La decisione ha avuto un rilevante peso politico ed è stata accolta con particolare clamore in India, stato in cui solo in pochi avrebbero potuto permettersi di acquistare il farmaco se fosse stato riconosciuto il brevetto.