Marchio Bulgaro “Bolgaré”: per il Tribunale EU Evoca la DOP “Bolgheri”

Con decisione del 23/03/2023, il Tribunale UE ha respinto la domanda di registrazione del marchio “BOLGARÉ”, depositato da una società bulgara al fine di contraddistinguere vini e bevande alcoliche, perché ritenuto evocativo della denominazione di origine protetta – DOP –  «Bolgheri».

Il caso

Il Consorzio per la tutela dei vini a denominazione di origine Bolgheri e Bolgheri Sassicaia aveva proposto opposizione alla domanda di registrazione del marchio “Bolgaré”, richiesta da una società vitivinicola con sede a Sofia per i prodotti elencati nella classe 33.

Respinta dalla Divisione Opposizioni dell’EUIPO, l’opposizione veniva poi accolta in sede di ricorso in base all’art. 103, par. 2, lett. b) del Reg. UE 1308/2013, relativo all’organizzazione comune dei mercati dei prodotti agricoli. Infatti, tale norma protegge le DOP e le IGP contro “qualsiasi usurpazione, imitazione o evocazione, anche se l’origine vera del prodotto o servizio è indicata o se il nome protetto è una traduzione, una trascrizione o una traslitterazione o è accompagnato da espressioni quali “genere”, “tipo”, “metodo”, “alla maniera”, “imitazione”, “gusto”, “come” o espressioni simili”.

La decisione della Commissione Ricorsi EUIPO veniva quindi impugnata dinanzi al Tribunale UE dalla società bulgara, che negava la portata evocativa del proprio marchio. La ricorrente sosteneva che l’EUIPO avrebbe dovuto valutare tutte le circostanze del caso, non solo la lettera del Reg. UE 1308/2013. In particolare, la società bulgara osservava che i nomi che designano il popolo bulgaro derivano dalle parole “bulgar” e “bolgar”. Sosteneva quindi che il pubblico di riferimento avrebbe associato il marchio alla parola italiana “bulgari”, che designa il popolo bulgaro, e non alla DOP “Bolgheri”.

Inoltre, la ricorrente affermava che il gruppo di lettere “ghe”, presente solo nella componente verbale della DOP, fosse tipico della lingua italiana. Pertanto, il pubblico avrebbe certamente notato le differenze fonetiche e visive tra “BOLGHERI” e “BOLGARÉ”, associando quest’ultimo alla Bulgaria e alla sua tradizione vitivinicola.

La nozione di “evocazione”

Ripercorrendo la precedente giurisprudenza europea, il Tribunale UE ha ricordato che il criterio decisivo per valutare la sussistenza di un’evocazione è la reazione del consumatore: il segno è evocativo se, quando il consumatore si trova di fronte a un nome controverso, l’immagine che si innesca direttamente nella sua mente è quella del prodotto tutelato dalla DOP. Si ribadisce così che

l’uso di un tale nome deve quindi produrre, nella mente del pubblico di riferimento, un nesso sufficientemente chiaro e diretto tra tale nome e la DOP.  L’esistenza di un siffatto legame può derivare da più elementi, in particolare dalla parziale incorporazione della denominazione protetta, dalla somiglianza fonetica e visiva tra i due nomi e dalla somiglianza che ne deriva, e anche in assenza di tali elementi, dalla vicinanza concettuale tra la DOP e la denominazione in questione o anche da una somiglianza tra i prodotti tutelati dalla stessa DOP e i prodotti o servizi contraddistinti dalla medesima denominazione”.

La decisione del Tribunale UE

Dopo aver ricordato il significato della nozione di evocazione, il Tribunale UE ha rigettato il ricorso della società bulgara, accogliendo le ragioni del Consorzio. Secondo il Tribunale, oltre alla somiglianza visiva e fonetica dei termini bolgheri e bolgaré, quest’ultimo risulta anche evocativo della DOP “Bolgheri” perché, di fronte al marchio richiesto, l’immagine suscitata direttamente nella mente del pubblico è quella del prodotto tutelato dalla DOP.

Inoltre – aggiunge il Tribunale – “Tale conclusione, non potrebbe neppure essere rimessa in discussione dal fatto, asserito dalla ricorrente, che il pubblico di riferimento potrebbe percepire il marchio richiesto come un riferimento alla Bulgaria. Tale circostanza, quand’anche fosse accertata, non è sufficiente per impedire a tale pubblico di avere presente, di fronte a tale marchio, anche l’immagine del prodotto tutelato dalla DOP «Bolgheri»”.

 

Ilaria Feriti