È reato anche la detenzione di soli modchip non installati su una consolle

Con Sentenza n. 34180/2017 la sez. III della Cassazione penale, dichiarava infondato il ricorso proposto in appello da una persona condannata per avere detenuto a scopi commerciali 140 dispositivi denominati modchip, consistenti in circuiti elettronici atti ad eludere le misure tecnologiche di protezione su videogiochi e consolle.

Come ricorda la Suprema Corte l’art. 102-quater della legge n. 633/1941 (Legge sul diritto d’autore) prevede che

«i titolari di diritto d’autore e di diritti connessi nonché del diritto di cui all’art. 102-bis, comma 3, possono apporre sulle opere o sui materiali protetti misure tecnologiche di protezione efficaci che comprendono tutte le tecnologie, i dispositivi o i componenti che, nel normale corso del loro funzionamento, sono destinate a impedire o limitare atti non autorizzati dei titolari dei diritti”»

 e che le misure tecnologiche di protezione sono «considerate efficaci nel caso in cui l’uso dell’opera o del materiale protetto sia controllato dai titolari tramite l’applicazione di un dispositivo di accesso o di un procedimento di protezione, quale la cifratura, la distorsione o qualsiasi altra trasformazione dell’opera o del materiale protetto, ovvero sia limitato mediante un meccanismo di controllo delle copie che realizzi l’obiettivo di protezione».

L’art. 171-ter, comma 1, lett. f-bis, L.A., quale norma incriminatrice nella fattispecie in esame, sanziona penalmente la condotta di colui il quale, agendo per uso non personale e a fine di lucro

«fabbrica, importa, distribuisce, vende, noleggia, cede a qualsiasi titolo, pubblicizza per la vendita o il noleggio, o detiene per scopi commerciali, attrezzature, prodotti o componenti ovvero presta servizi che abbiano la prevalente finalità o l’uso commerciale di eludere efficaci misure tecnologiche di cui all’art. 102-quater ovvero siano principalmente progettati, prodotti, adattati o realizzati con la finalità di rendere possibile o facilitare l’elusione di predette misure”.

La Suprema Corte ha quindi affermato che la fattispecie in oggetto sanziona alcuni comportamenti prodromici rispetto all’effettiva lesione del diritto d’autore, in quanto viene punita la detenzione delle consolle modificate o dei dispositivi, se tale detenzione sia volta, ad uso commerciale, a neutralizzare le misure tecnologiche di protezione (MTP).

Quindi, anche in assenza dell’apposizione dei relativi dispositivi sulle opere o sui materiali tutelati, la mera detenzione sorretta dalla finalità o dall’uso commerciale di eludere le MTP risulterebbe punibile sulla base della connotazione offensiva del comportamento stesso.