Basandosi sui dati brevettuali a sua disposizione, l’8.11.2022 l’EPO ha diffuso un rapporto aggiornato sul divario di genere nel settore dell’innovazione, con l’obiettivo di fornire indicazioni chiave sullo stato di avanzamento dell’inclusione femminile in Europa.
I dati
Il rapporto mostra che negli ultimi decenni in tutti i paesi europei è aumentato il tasso di inclusione delle donne in ambito STEM (abbreviazione di Science, Technology, Engineering, and Mathematics). Tuttavia, il numero di donne inventrici è ancora persistentemente basso rispetto agli uomini.
La percentuale media di donne inventrici in Europa è cresciuta dal 2% (dato riferito al 1970) al 13,2% nel 2019. Il dato europeo è però inferiore a quello riscontrato negli USA (15%), in Cina (26,8%) e in Corea del Sud (28,3%).
Tra gli stati membri EPO, la Lettonia è quello che ha la percentuale più alta di donne inventrici (30,6%), seguita da Portogallo (26,8%), Croazia (25,8%), Spagna (23,2%) e Lituania (21,4%). I dati più bassi sono invece stati registrati in Germania (10,0%), Lussemburgo (10,0%), Liechtenstein (9,6%) e Austria (8,0%). L’Italia si colloca alla sedicesima posizione, con una percentuale di donne inventrici pari al 14,3% (lievemente superiore alla media europea).
Il dato italiano sul divario di genere è migliore della media europea se ci si concentra sui dati ottenuti da Università ed enti di ricerca, dove l’Italia ha il 50% di donne tra i dottorandi in materie STEM. Il rapporto EPO evidenzia che le Università e gli enti pubblici di ricerca europei hanno, in media, una quota di donne inventrici del 19,4%, contro il 10% delle imprese private. In Italia, la quota di donne inventrici nelle Università e negli enti pubblici di ricerca è pari al 28%, mentre nelle imprese private è del 10,5%.
Inoltre, il rapporto rivela che la Chimica è il settore europeo con la percentuale maggiore di donne inventrici (22%, contro il 5,2% dell’ingegneria meccanica).
Le probabili cause
Lo studio ha rilevato che la presenza di donne diminuisce progressivamente con l’avanzamento di carriera. Infatti, il divario di genere aumenta sempre di più via via che si passa dall’analisi dei dati relativi ai dottorandi, a quelli che riguardano gli inventori occupati in via definitiva.
Secondo il rapporto, questo dato conferma che le donne nei paesi EPO incontrano ostacoli crescenti nella progressione di carriera, con la conseguenza che le donne inventrici, in media, producono meno invenzioni rispetto agli uomini anche a causa della loro minore anzianità.
La scarsa partecipazione delle donne alla brevettazione è stata attribuita a una serie di fattori, come la cultura, i sistemi educativi e i mercati del lavoro dei diversi paesi. Ma, soprattutto, si è evidenziato che le donne che scelgono qualsiasi tipo di carriera devono affrontare una selezione più dura rispetto agli uomini. Questo creerebbe una barriera invisibile che filtra l’accesso delle donne laureate in discipline STEM ai posti di ricerca e poi ai posti di vertice delle organizzazioni (siano esse università o enti privati).
È stato infatti rilevato che le donne nelle università hanno meno legami con l’industria e sono confinate a modelli di carriera accademica più tradizionali rispetto agli uomini. Lo stesso accade nei settori ricerca aziendali, dove le donne guadagnano meno degli uomini pur contribuendo in pari misura allo sviluppo di invenzioni di alta qualità.
Conclusioni dello Studio EPO
Il contributo delle donne alla scienza e alla tecnologia è aumentato negli ultimi decenni, ma la parità con gli uomini è ancora lontana. Come sottolineato dal rapporto EPO, a causa del divario di genere nel campo dell’innovazione la società sta perdendo molti beni, farmaci e servizi. Infatti, un recente studio statunitense citato dall’EPO dimostra che i brevetti negli USA potrebbero quadruplicare se le donne, i membri di minoranze e i bambini di famiglie a basso reddito diventassero inventori allo stesso ritmo degli uomini. Lo stesso studio dimostra che la mancanza di donne inventrici si traduce in una minore ampiezza e inclusività della tecnologia e della medicina: ad esempio, dall’analisi dei brevetti biomedici negli USA si è concluso che, con più probabilità, i brevetti di inventori uomini si concentrano su problemi di salute specifici degli uomini, mentre quelli di inventrici donne (inferiori) su problemi di salute specifici delle donne.
L’aumento della partecipazione delle donne alla scienza rimane quindi una sfida importante per l’Europa, oltre che un fattore chiave per la sua sostenibilità e competitività.
Ilaria Feriti