Intelligenza artificiale e il suo impatto sulla proprietà intellettuale

Con il lancio di ChatGPT (Chat Generative Pre-trained Transformer), un prototipo di chatbot in grado di conversare e produrre testi in linguaggio naturale sviluppato dall’organizzazione OpenAI, il dibattito sul tema dell’intelligenza artificiale si è fatto sempre più acceso.

Gli ambiti di applicazione dell’intelligenza artificiale sono molteplici. Prendendo in considerazione il tema della proprietà industriale, sorge spontanea la domanda: qual è l’impatto delle tecnologie di AI sulle violazioni e sulla tutela dei diritti di proprietà industriale?

Per rispondere a questa domanda, l’Ufficio dell’Unione Europea per la proprietà intellettuale (EUIPO) ha pubblicato a marzo del 2022 uno studio intitolato Study On The Impact Of Artificial Intelligence On The Infringement And Enforcement Of Copyright And Designs”, con lo scopo di valutare l’impatto di questi nuovi strumenti sia sulle attività di tutela che sulle violazioni di diritto d’autore, modelli e disegni.

La metodologia utilizzata per quest’analisi è chiamata “the Intellectual Property Tech Chain”, secondo la quale lo sviluppo di un’applicazione segue 4 fasi (esplorazione, conversione, armamento, utilizzo).

L’approccio seguito può essere spiegato con la metafora del double-edged sword (in italiano “arma a doppio taglio”): si basa sulla considerazione che la tecnologia può potenzialmente essere utilizzata sia per attività di tutela che per attività di violazione dei diritti IP, presentando per lo più le stesse caratteristiche e gli stessi punti deboli, che possono quindi essere sfruttati dall’altro e viceversa.

I punti chiave dello studio

Lo studio, elaborando 20 scenari al fine di dimostrare in che modo gli strumenti di AI possono – o potrebbero – essere utilizzati per la tutela e violazione di copyright e design, evidenzia alcuni punti chiave in termini di:

  • Opportunità
  • Drivers
  • Limitazioni
  • Preoccupazioni

Le tecnologie di AI possono svolgere diverse funzioni e di conseguenza offrono molte opportunità di utilizzo. Il machine learning (o apprendimento automatico) applicato alla tutela dei diritti di IP, ad esempio, permette di analizzare una grande mole di dati al fine di intercettare minacce, scansionare e individuare bot, immagini e contenuti illeciti, migliorando l’efficienza delle attività di controllo e di enforcement dei diritti IP.

Il natural language processing (o elaborazione del linguaggio naturale) – altro sottoinsieme dell’intelligenza artificiale – può invece fornire un importante supporto nell’analisi e blocco di attacchi di phishing e nell’identificazione di comportamenti illeciti, creando analisi di correlazione per identificare le violazioni di copyright e disegni.

Anche il linguaggio informatico e la visione artificiale possono rivelarsi potenti alleati in grado di individuare pattern di comportamento e predire future violazioni dei diritti di proprietà intellettuale.

Tuttavia, gli stessi strumenti possono essere utilizzati per portare avanti violazioni di copyright o design, per superare le misure di cybersecurity e per creare prodotti o contenuti illeciti o contraffatti.

Lo Studio individua inoltre importanti limitazioni nello sviluppo e utilizzo di strumenti di AI, tra le quali:

  • Necessità di grandi quantità di dati: l’intelligenza artificiale ha bisogno di un’enorme mole di dati per poter essere “allenata” e poter funzionare;
  • Problemi nella gestione dei “long-tail problems”: gli strumenti di A.I incontrano al momento molti problemi nel gestire problemi di “lunga coda”, essendo dipendenti da specifici scenari di applicazione.
  • Presenza di bias: gli strumenti di A.I. possono portare con sé bias, ossia pregiudizi o stereotipi dello sviluppatore che l’ha creata. Bias che potrebbero portare pertanto a valutazioni errate o, talvolta, discriminatorie.
  • Utilizzo limitato: Nonostante un aumento importante delle tecnologie di AI, il suo effettivo utilizzo è ancora molto limitato nel campo della tutela del diritto d’autore, modelli e design.

Dal momento che queste tecnologie possono essere utilizzate come supporto per prendere decisioni in ambiti molto importanti, come in relazione a reati di violazione di diritti IP, lo studio evidenzia che queste tecnologie possono potenzialmente avere un enorme impatto sui diritti fondamentali dell’uomo. Da qui sorge la necessità di definire i confini giuridici di utilizzo degli strumenti di A.I.,  coinvolgendo attivamente i responsabili politici.

Gli investimenti per lo sviluppo di intelligenze artificiali non accennano a rallentare. Proprio per questo lo studio EUIPO sostiene che è possibile prevedere un aumento della disponibilità e dell’utilizzo di questi strumenti legati sia a finalità legali che a finalità illegali.

Pertanto, è di fondamentale importanza aumentare la conoscenza di queste tecnologie e dei potenziali utilizzi.

 

Giulia Tibo