Anche i Marchi Dimostrano Attenzione al Cambiamento Climatico e Diventano “Green”

Il problema del cambiamento climatico è diventato un tema sempre più dibattuto all’interno dell’Unione Europea. Sul punto, la Commissione UE ha promesso di realizzare un “Green Deal” europeo con l’obiettivo di rendere l’Europa il primo continente neutrale dal punto di vista climatico entro il 2050, tramite la creazione di nuove tecnologie, l’immissione sul mercato di nuovi prodotti e servizi e lo sviluppo di prodotti già esistenti in chiave più sostenibile.

Lo Studio Euipo Sui “Marchi Green”

In tale contesto, anche la proprietà intellettuale risulta essere un fattore importante per il raggiungimento di tali obiettivi, in primis tramite il deposito di brevetti, che sono il sintomo dell’innovazione tecnologica in tale settore.

Tuttavia, grazie ad uno studio pubblicato nel 2021 e implementato nel 2022 dall’Ufficio dell’Unione Europea per la Proprietà Intellettuale (EUIPO), è stata evidenziata la tendenza secondo cui anche i marchi, che sono in tal caso chiamati “marchi green”, sono un indicatore dell’innovazione legata alla protezione dell’ambiente.

Lo studio in questione, infatti, dopo aver individuato all’interno della Classificazione merceologica di Nizza un elenco di “termini verdi” (come “fotovoltaico”, “energia eolica”, “riscaldamento solare” ecc.), ha analizzato oltre 2 milioni di domande di marchio comunitarie depositate presso l’EUIPO dall’inizio della propria attività (nel 1996), al fine di verificare l’eventuale presenza di termini legati alla tutela o allo sviluppo ambientale e classificando conseguentemente i marchi UE nella categoria “marchio UE verde”.

Risultati Dello Studio Euipo

Lo studio ha evidenziato il crescente interesse di cittadini, imprenditori e aziende per il cambiamento climatico e per la sostenibilità, che si è riflettuto, di fatto, nel numero di marchi UE depositati presso l’EUIPO. Infatti, le domande di marchio UE depositate nel corso degli anni che contengono almeno un termine “verde” sono aumentate esponenzialmente, raggiungendo un picco nel 2021, con un numero totale di marchi UE verdi pari a 18.726 e una quota sul totale dei marchi UE depositati nel 2021 pari al 12,0%, un vero record.

Lo studio ha inoltre sottolineato che, in termini assoluti, i marchi UE verdi sono stati depositati in una percentuale maggiore da richiedenti extra-UE piuttosto che da richiedenti UE (14,1% contro 10,6% nel 2021). In primis spicca la Cina, seguita da Corea del Sud, Stati Uniti, Regno Unito e Svizzera. Tra gli Stati membri dell’Unione Europea, invece, i principali Paesi in cui sono stati depositati marchi verdi nel 2021 sono stati Germania, Spagna, Francia, Italia, Paesi Bassi, Polonia e Danimarca.

Inoltre, la ricerca ha evidenziato una maggior percentuale di depositi di marchi “green” da parte delle PMI (Piccole e Medie Imprese) piuttosto che dalle grandi aziende, ed in particolare nei settori della “Conservazione dell’energia” e della “Produzione di energia”, che insieme rappresentano oltre il 48% dei marchi verdi depositati, oltre che in quelli del “Controllo dell’inquinamento”, dei “Trasporti”, del “Cambiamento climatico” e dei “Servizi di riciclaggio”.

Lo studio, in conclusione, ha riscontrato la presenza in Unione Europea di un numero sempre maggiore di depositi in chiave “green”. Ciò dimostra che le considerazioni ambientali stanno diventando sempre più importanti per i titolari dei marchi che depositano le domande e per i consumatori che acquistano i prodotti e i servizi che ne derivano.

La crescita dei depositi di marchi UE verdi, che ha subito un’ulteriore accelerazione nel 2021, dimostra quindi come le tecnologie “green” e altre attività legate all’ambiente si stiano espandendo sul mercato, contribuendo così al raggiungimento degli obiettivi prospettati dalla Commissione dell’Unione Europea del 2050.

 

Tania Giampieri