La Corte d’Appello di Parigi, con sentenza n. 34 del 23 febbraio 2021, ha definitivamente condannato per plagio l’artista americano Jeff Koons per aver sostanzialmente riprodotto nella scultura in porcellana intitolata Fait d’Hiver del 1988 l’omonima opera fotografica realizzata nel 1984 dall’artista e fotografo freelance Franck Davidovici.
Nel 2014 l’opera plagiaria veniva esposta in mostra al Centre Pompidou di Parigi, motivo per cui Davidovici citò in giudizio Koons, il Centre Pompidou, la Fondazione Prada quale proprietaria dell’opera e il Flammarion in quanto editore di un libro contenente un’immagine della scultura in questione.
Accolte integralmente le doglianze del ricorrente in primo grado, Koons ha impugnato la decisione del Tribunal de Grande Instance de Paris dinanzi alla Corte d’Appello deducendo due argomenti principali a sostegno della legittimità della sua riproduzione dell’opera altrui: l’applicabilità della disciplina della parodia e la tutela della libertà di espressione artistica ai sensi dell’art. 10 CEDU.
Sotto il primo profilo, la Corte parigina ha ritenuto non applicabile la disciplina della parodia in quanto, pur laddove si volesse considerare la scultura di Koons “espressione di umorismo o derisione”, mancherebbe nel caso di specie il requisito – prescritto dalla richiamata decisione Deckmyn della Corte di Giustizia dell’Unione Europea – di “evocare un’opera esistente pur essendo notevolmente diversa da essa”. I giudici d’appello hanno infatti riscontrato come la scultura oggetto di causa incorporasse elementi originali dell’opera plagiata tanto da ritenere che la stessa integrasse un’ipotesi di riproduzione parziale della fotografia di Davidovici.
Riguardo invece alla necessità di salvaguardare la libertà di espressione artistica, la Corte ha affermato che, come previsto al comma 2 del citato art. 10 CEDU, tale libertà non è assoluta e, pertanto, deve necessariamente essere bilanciata con i diritti di terzi. Ebbene, nella fattispecie in esame, la titolarità del diritto d’autore in capo al Davidovici è stata quindi ritenuta una limitazione alla libertà di espressione proporzionata e necessaria.
Sulla scorta di tali motivazioni, la Corte d’Appello di Parigi ha così rigettato l’appello di Koons condannando in via definitiva l’artista americano al risarcimento del danno in favore di Davidovici per violazione del diritto d’autore.